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1- LEISHMANIA
La leishmaniosi è una malattia protozoaria infettiva e contagiosa a carattere zoonosico ( può essere trasmessa all’uomo) generalmente ad andamento cronico. I protozoi del genere Leishmania sono parassiti intracellulari dei macrofagi e delle cellule dendritiche del cane, uomo ed altri animali selvatici. La leishmaniosi viene veicolata in Europa dalla puntura del Phlebotomus papatasi, comunemente chiamato pappatacio, insetto simile alla zanzara che funge da ospite intermedio. All’interno del vettore i protozoi si moltiplicano e diventano infettanti. I parassiti, nell’ospite definitivo, si moltiplicano all’interno del citoplasma di cellule della linea monocita-macrofagica. I parassiti appaiono dentro i macrofagi come organismi rotondeggianti od ovoidali. Questa forma di parassita, amastigote, viene ingerito dal flebotomo durante il pasto. Nel pappatacio subiscono parte del ciclo e vengono quindi nuovamente trasmessi all’ospite definitivo con una nuova puntura;Fagocitati dai macrofagi all’interno dei quali si moltiplicano raggiungono un numero tale da portare a rottura la cellula. Con la rottura delle cellule, gli amastigoti liberati invadono altri macrofagi. Due sono le specie responsabili della patologia canina: L. donovani infantum e L. donovani chagasi.
La profilassi per il cane si effettua mediante repellenza con collari repellenti , con farmaci per uso spot-on (fiale da applicare sulla cute) e con sostanze naturali (aglio) che hanno dimostrato in test e ricerche scientifiche un elevato potere antifeeding sul flebotomo vettore. Poiché il pappatacio vive tra l’erba e colpisce soprattutto di notte, è meglio non far dormire il cane in giardino almeno nelle aree geografiche più colpite dalla malattia. La lotta ai flebotomi può essere condotta principalmente attraverso due tipi d'intervento: il primo prevede misure di protezione contro la puntura dei flebotomi; il secondo, teso a ridurre significativamente la densità di questi insetti, implica l'uso di insetticidi e/o operazioni di bonifica ambientale atte ad eliminare le cause favorenti il loro sviluppo larvale, in particolare in aree urbane e peri-urbane. Misure da prendere per la protezione individuale e collettiva in zone endemiche per leishmaniosi, oltre l'uso di repellenti, sono l'utilizzo di zanzariere a maglie molto fitte applicate a finestre e porte e l'evitare di soggiornare all'aperto durante le ore notturne nella stagione calda.
2- LA FILARIA
La filariosi è una malattia sostenuta da Dirofilaria Immitis, un verme dalla forma sottile ed allungata che viene comunemente chiamato Filaria, Questa viene trasmessa all’animale dalla puntura delle zanzare; la forma adulta si localizza nelle camere cardiache destre e nelle arteria polmonare, dove può raggiungere anche i 30 cm di lunghezza e dove si riproduce emettendo in circolo delle larve microscopiche, le micro filarie. Queste, ad una nuova puntura di zanzara, possono essere poi trasmesse ad un altro animale. Le micro filarie così inoculate migrano così verso il cuore, dove si localizzano in circa 6 mesi.
LA FILARIA NEL CANE
Un cane può rimanere infestato anche per 5-7 anni. In questo periodo le filarie causano gravi danni al cuore ed ai vasi polmonari, portando all’Insufficienza Cardiaca ed infine alla morte. I primi segni dell’infestazione spesso passano inosservati al proprietario: progressivamente possono manifestarsi dimagramento, intolleranza all’esercizio, dispnea, tosse, tutti sintomi che dimostrano già un danno più o meno grave all’apparato cardiocircolatorio. La diagnosi si effettua mediante un esame sierologico in grado di provare la presenza delle forme adulte nel cuore, ma non le forme larvali in fase di sviluppo. L’osservazione al microscopio di una goccia di sangue può evidenziare la microfilaremia, ovvero la presenza di micro filarie nel torrente ematico. Ulteriore indagine diagnostica è possibile tramite un’indagine ecocardiografica, con la quale si ha anche la possibilità di valutare gli eventuali danni già apportati dal parassita a livello cardiaco. Esistono molti prodotti in commercio per prevenire l’infestazione: compresse, tavolette appetibili, fialette spot-on, iniezioni; tutti trattamenti da usare costantemente nei periodi a rischio, per tutta la vita dell’animale, accertandosi preventivamente che l’animale non sia infestato eseguendo annualmente il test sierologico. Se il cane dovesse risultare infestato si eseguono esami specifici per valutare la funzionalità cardiocircolatoria, quantificando così i danni già arrecati e decidere l’iter terapeutico da intraprendere. Se infatti le condizioni del cane sono buone si eseguono due iniezioni di Melarsomina, che uccide le forme adulte nel cuore, a distanza di 24 ore. Se le condizioni sono discrete e si valuta un rischio di complicanze, le due iniezioni vengono effettuate a distanza di un mese, eseguendo poi una terza iniezione a distanza di 24 ore dalla seconda, eliminando così i parassiti gradualmente e limitando il rischio di trombi, emboli ed ostruzioni vasali. Un secondo protocollo terapeutico consiste somministrando un’associazione antibiotica-antiparassitaria, terapia più lunga ma molto meno rischiosa per la salute dell’animale. L’antibiotico di elezione, la Doxiciclina, viene somministrato per un mese ed agisce contro uno specifico battere che vive in simbiosi col verme e sembra indispensabile per lo sviluppo di questo. L’antiparassitario è l’ivermectina che viene somministrata ogni 15 giorni per 6 mesi. Entrambi si assumono per via orale e generalmente sono ben tollerati dall’animale.
LA FILARIA NEL GATTO
Anche il gatto può infestarsi, ma a differenza del cane la percentuale di larve che riescono a raggiungere le camere cardiache e diventare adulte è molto più bassa, rimanendo inoltre più piccole con un ciclo vitale più corto, circa 2-3 anni. Alcuni gatti inoltre vanno incontro a guarigione spontanea, rimanendo poi immuni a nuove infestazioni. Quando però un gatto viene infestato, a causa delle piccole dimensioni del cuore, i danni risultano essere molto più gravi perciò l’indice di mortalità è molto più elevato. Le larve possono dare anche una gravissima infiammazione polmonare che può risultare anche letale. I sintomi sono legati all’Insufficienza Cardiaca, con tosse, dispnea, letargia, scarso appetito, vomito. Alcune forme iperacute causano morte improvvisa del soggetto. La terapia è ovviamente molto più rischiosa non solo per i danni più gravi occorsi all’apparato cardiocircolatorio, ma anche per la tossicità che i farmaci da utilizzare possono dare. Per questo se la situazione non è gravissima spesso si preferisce aspettare una regressione spontanea (in 2-3 anni) monitorando la stato di salute del gatto, eventualmente intervenendo con antinfiammatori, e praticando la prevenzione verso nuove possibili infestazioni. Questa si attua applicando fialette spot-on o somministrando tavolette/compresse per bocca.
3- STERILIZZAZIONE
la sterilizzazione chirurgica ha assunto un ruolo fondamentale per le conseguenze positive sulla salute degli animali.
L’utilizzo di anestetici ed analgesici moderni rende inoltre l’intervento molto più sicuro e molto meno stressante e doloroso per l’animale. Prima di procedere alla sterilizzazione si esegue comunque un’accurata visita clinica per valutare lo stato di salute dell’animale, effettuando eventualmente uno screening ematico e cardiologico se il veterinario lo reputerà necessario, in base all’età e alle condizioni fisiche del soggetto.
CANE
La sterilizzazione del maschio
Nel cane maschio la sterilizzazione consiste nell’asportazione dei testicoli, detta Orchiectomia. L’intervento porta numerosi benefici all’animale, sia sulla sfera comportamentale sia come prevenzione di possibili patologie quali:
- patologie prostatiche ( iperplasia benigna, cisti, prostatiti, tumori )
- ernia perineale
- i tumori testicolari
- patologie delle ghiandole del complesso anale ( sacculiti, adenomi, tumori )
- malattie infettive a trasmissione sessuale
La sterilizzazione non comporta alcun cambiamento sul carattere dell’animale ma solo sui comportamenti legati alla sfera sessuale. Non si ha un cambiamento dell’appetito e la tendenza ad ingrassare può essere tenu8ta sotto controllo mediante l’assunzione di alimenti formulati appositamente per animali sterilizzati.
L’intervento si può eseguire a qualunque età, purchè non esistano controindicazioni all’anestesia. E’ consigliabile comunque effettuarlo a 10 mesi di età, quando l’animale non ha ancora sviluppato abitudini comportamentali spiacevoli e le condizioni fisiche sono ottimali.
La sterilizzazione della femmina
Nella femmina la sterilizzazione consiste nell’asportazione delle ovaie ( ovariectomia ), delle ovaie e dell’utero (ovario isterectomia ) a seguito della quale si ha una cessazione completa dei cicli estrali. La sterilizzazione comporta numerosi vantaggi all’animale:
- eliminazione della possibilità di gravidanze indesiderate
- prevenzione di patologie uterine ( endometrite, piometra, tumori )
- prevenzione dei tumori mammari di origine endocrina se praticate tempestivamente
Essendo molti i benefici a seguito dell’intervento, questo dovrebbe diventare una routin, a meno che ovviamente non si desiderino dei cuccioli.
Il periodo migliore per intervenire tempestivamente è intorno ai 6 mesi di vita, quando l’animale gode di ottima salute e non è troppo grassa. Così facendo si riduce l’incidenza di tumori mammari del 93%. La sterilizzazione inoltre, effettuata a qualsiasi età, evita lo sviluppo di una piometra, ovvero una grave infezione in seguito alla quale l’utero si riempie di pus, e che richiede necessariamente un intervento chirurgico, spesso d’urgenza, per salvare la cagna. Come per il maschio, non si hanno alterazioni caratteriali e sull’appetito.
E’ consigliabile eseguire l’intervento durante l’anestro per evitare una maggior tendenza al sanguinamento che si avrebbe invece nel periodo di calore, legata ad una maggior iperemia dell’apparato genitale, fatto che può complicare l’intervento.
GATTO
La sterilizzazione del maschio
Come per il cane, anche per il gatto maschio la sterilizzazione comporta numerosi vantaggi sia sul comportamento che sulla salute:
Diminuisce sensibilmente l’istinto di allontanarsi da casa ed eventualmente confrontarsi con altri maschi, con minor rischio di poter essere vittima di incidenti e di contrarre malattie infettive come la FeLV e la FIV.
Nell’ambiente domestico si riduce del 90% il fastidioso atteggiamento di marcatura del territorio e l’urina perde notevolmente l’odore intenso tipico dei maschi non sterilizzati.
Con la sterilizzazione si influisce sulla produzione del testosterone, ormone responsabile del comportamento legato alla sessualità del maschio, non avendo invece influenza sull’indole del gatto e dunque non alterando in alcun modo i suoi comportamenti e le sui abitudini: il gatto dunque non sarà più apatico, non avrà maggior appetito e non cambierà il suo temperamento.
La sterilizzazione, pur potendo essere eseguita ad ogni età, è consigliabile effettuarla intorno agli otto mesi di età ( o quando si nota che l’animale inizia a manifestare atteggiamenti da gatto sessualmente maturo ), per evitare l’instaurasi di cattive abitudini.
La sterilizzazione della femmina
Per la gatta la sterilizzazione assume ancora più importanza che per la cagna. Questo per il diverso ciclo estrale che nel gatto assume andamento stagionale, manifestandosi almeno una volta al mese nei mesi di luce ( poiché influenzata da un fotoperiodismo positivo ) Con la sterilizzazione si prevengono gravidanze indesiderate, continui miagolii legati al ciclo estrale e patologie importanti come endometriti/piometre e tumori mammari (se effettuata prima della pubertà) . La sterilizzazione viene infatti eseguita preferibilmente a 5- 6 mesi di età, prima del primo calore, riducendo del 91% il rischio di insorgenza del tumore mammario. Questa percentuale si riduce col passare dei mesi e dei calori, diventando solo dell11% intorno ai due anni di età.
L’intervento si effettua o asportando solo le ovaie (ovariectomia) o asportando sia le ovaie che l’utero (ovaroisterectomia) : entrambi gli interventi eliminano la comparsa di successivi calori e possibili gravidanze. La scelta di togliere l’utero viene effettuata in base all’età della gatta, delle eventuali gravidanze o patologie pregresse e delle condizioni dell’utero che il chirurgo potrà eventualmente valutare in sede intraoperatoria.
La sterilizzazione non comporta alcuna alterazione del comportamento e dell’affetto della gatta nei confronti del proprietario, mantenendo la personalità e le proprie abitudini, perdendo solo ed esclusivamente quelle manifestazioni comportamentali tipiche della gatta non sterilizzata. Poiché in genere la sterilizzazione coincide con il raggiungimento del completo sviluppo fisico, i fabbisogni alimentari diventano inferiori e può essere necessario limitare la quantità di cibo che si lascia a disposizione della gatta per prevenire problemi di obesità.
4- RABBIA
La rabbia è una zoonosi che può colpire tutti i mammiferi compreso l’essere umano, che attacca il sistema Nervoso e che è presente in quasi tutto il mondo causando ogni anno decine di migliaia di vittime.
Gli animali rabidi secernono grandi quantità di virus che veicolano attraverso il morso. Si può inoltre trasmettere attraverso un graffio od il contatto di saliva infetta con le mucose o con una ferita aperta.
In Italia il rischio di contagio è alto nelle regioni boschive tramite il contatto con animali selvatici. Fin a pochi anni fa esente, ora l’Italia si trova ad affrontare nuovi casi di rabbia sul territorio alpino orientale.
La rabbia causa lesioni a livello encefalico. La sintomatologia si manifesta quindi con alterazioni principalmente comportamentali: inquietudine, paura, aumentata aggressività. Un cane infetto può aggredire di fronte a qualsiasi stimolo. Progredendo il cane può manifestare ipersensibilità al tatto e ai rumori, fotofobia; può comparire paralisi dei muscoli mandibolari e della gola, con formazione di schiuma alla bocca legata all’incapacità di deglutire; possono comparire disorientamento, barcollamento, incoordinazione dei movimenti, mancanza d’equilibrio e paralisi del treno posteriore. Tutto questo associato a sintomi aspecifici come inappetenza, perdita di peso, debolezza e addirittura morte improvvisa.
Una volta avvenuto il contagio, la malattia ha tempi di incubazione variabili, con una’ampia forbice (2-8 settimane) prima della comparsa dei sintomi. Tuttavia la presenza del virus nella saliva e quindi la possibilità di poter contagiare si può avere già 10 giorni prima.
I cani a rischio sono soprattutto quelli non vaccinati, i cani da caccia e quelli ovviamente che vivono nelle zone a rischio, dove si ha maggior possibilità di entrare in contatto con animali selvatici o cani randagi già infetti. Ad oggi non esiste nessun test accurato per poter fare una diagnosi certe in vivo di rabbia. La conferma si ha solo con l’esame autoptico sul tessuto cerebrale.
Il vaccino risulta perciò fondamentale per evitare l’infezione e la trasmissione della patologia.
Per legge, ogni cane morsicatore deve essere denunciato e messo in osservazione per 10 giorni, indipendentemente che risulti vaccinato o meno. Se si dovesse essere morsi da un cane o da un qualsiasi animale selvatico bisogna lavare immediatamente la ferita per eliminare il più possibile le particelle virali eventualmente presenti. Accertarsi poi che il cane morsicature sia regolarmente vaccinato. Se ciò non dovesse essere o se il morso è dato da un animale selvatico si riceve un trattamento immunitario preventivo che impedisce di contrarre la rabbia. Se si incontrano animali selvatici con un comportamento inconsueto è consigliabile non avvicinarlo e avvertire le autorità competenti.
5- ESPATRIO
Di seguito le procedure obbligatorie per poter portare i propri animali all’estero:
- Iscrizione all’Anagrafe Canina mediante l’applicazione del microchip.
- Vaccinazione antirabbica effettuata almeno 30 giorni prima dell’espatrio se mai eseguita precedentemente; vaccinazione antirabbica effettuata annualmente e mai scaduta se già effettuata in passato.
- Rilascio del passaporto da parte dell’ASL
- Eventuale test di titolazione anticorpale
PASSAPORTO
Scritto in Italiano ed in Inglese, uguale in tutta la Comunità Europea, il passaporto è l’unico documento valido per l’espatrio. Riporta i dati segnaletici dell’animale e del proprietario e le attestazioni sanitarie ( vaccinazioni, certificazione di buona salute, trattamenti terapeutici e profilattici ) necessari per l’espatrio.
Nella maggior parte dei paesi appartenenti alla Comunità Europea è sufficiente la sola vaccinazione antirabbica effettuata tempestivamente o non scaduta, registrata sul passaporto. Dall’ 1 gennaio 2012 anche il Regno Unito si è uniformato alla Comunità Europea e di fatto non è più obbligatorio il fastidioso e lungo iter che fino al 2011 rendeva difficoltoso l’espatrio.
Particolari disposizioni riguardano ancora Svezia e Malta; per questi paesi è infatti necessario produrre documentazione riguardo la Titolazione Anticorpale contro la Rabbia, eseguita da un laboratorio riconosciuto dalla Commissione Europea. Per la Svezia va eseguita trascorsi almeno 120 giorni dalla vaccinazione.
Il prelievo di sangue e l’invio del test si eseguono presso il proprio veterinario.
Per i Paesi extracomunitari le procedure variano da Stato a Stato, per questo è consigliabile informarsi presso il consolato o l’ambasciata del Paese di destinazione per conoscere la documentazione necessaria all’introduzione di animali nei propri territori.